Sorrisi cavati da subissi, strascichi
di miraggi – orme serbate dalla rena –
sottratti ad un recesso confuso
- gabbiano statico si lascia cullare dal cielo -
guardo, con occhi confusi dall’onda,
alla franchezza esposta a blandizia
di gioventù che fluisce da gesti pigri.
Quando l’estate pulsa, poca stoffa rossa
stenta a contenere il rintocco nell’ora
matura dell’istante. Declinando difesa,
coriandoli di sole bruciano in occhi
brulicanti sguardi, liberati dall’avanzare
dei passi. Guado di fragori sottopelle.
E’ dato l’esistere della stessa spiaggia,
forse non la stessa sabbia, certo
non più lo stesso avanzare di futuro
nell’insidia di altre espressioni.
E’ certo un diverso adunarsi e gioire
diversi movimenti del corpo e delle onde.