Nel carosello di occhi senza lame
fatalmente un minimo si finge:
il fuoco muta la pietra in gioco.
C’è pietra e vento e antica fame
nel balzar d’ottoni che giunge
come canto indifferente e roco
Sussulta la sera nel rito del fuoco:
nell’intensità di battito sospinge
un levar di pelle e delle sue trame.
Ogni battito un microcosmo senza lama che ne scombini il ritmo.
RispondiEliminaMa che bravo sei Stefano e come sai incidere orme di luce!
Complimenti,Mirka
ti ringrazio, dolce amica.
EliminaStefano , in ogni tua poesia si sente la presenza della tua terra. Come vorrei ritornarci anche solo per una settimana. Chissà forse in settembre...
RispondiEliminail periodo migliore per amarla....
Eliminami mancava leggere l'eleganza e la profondità delle tue rime
RispondiEliminasempre volte a dipingere e tratteggiare attimi di vita genuini
quel battito è un cuore che pulsa
un caro saluto
il fuoco muta la pietra in gioco, in questa spesso tragicommedia del vivere, non ci tiriamo indietro dell'esserne soggiogati
RispondiEliminaun abbraccio Stefano
Affonda nelle radici del tuo mondo, questa prosa. E lo fa con abilità e dialettica che sono note e ti sono riconosciute in bravura.
RispondiEliminaUn caro saluto.
che bella!
RispondiEliminavi è molta forza, potenza e nello stesso tempo la fragilità e tutta l'incertezza dell'essere "in gioco".
ho visto un mimo, nascosto dentro il minimo (e a pelle, direi che mima un'ustione di terzo grado). ottima messa fuoco del rito tribale.
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