Suona straniero, nella nostra valle,
il sapore acre di questa nebbia
che trafigge il silenzio arrembando.
Ancora e ancora.
Alberi, ricoperti di cenere
& rumore di parole, contengono
progetti abbozzati di traffico celere.
Ancora e ancora.
S’afflosciano gli inchiostri, incapaci
di descrivere le ragioni del tempo &
dei modi: echi ascoltano stupiti.
Suona straniero l’ennesimo NO:
privo di profilo & ricco di contorno,
s’abbuffa di retorica conservata
in vasetti sottovuoto.
Ancora e ancora.
Il presente può aspettare e
aspettare deve il futuro
dell’ennesimo muro-contro-muro.
Resistere o rigettare: il dubbio
entra nelle buie stanze.
Senza flash.
Ma si può anche vivere
ogni giorno,
in assenza di paesaggio,
decantando echi di nebbia;
rastremando la luce certa.
Ancora e ancora
Ecco, il belante silenzioso
aggredito dall’ombra,
è quieta vittima inattesa.
Un aggressione sottile, che rastrella e deruba, per poi lasciare feriti e stremati
RispondiElimina..è rimasto in tastiera l'apostrofo (poichè pensavo alla faccia nascosta degli aggressori di quella tua meravigliosa terra)
RispondiEliminaSi può vivere. Se vivere è comunque condurre un'esistenza ai limiti del consapevole, indirizzati da regole civili che spesso vanno a cozzare duramente contro quelle morali.
RispondiEliminaUn caro saluto.
davvero molto bello questo tuo suono straniero, si ripercuote come un eco..
RispondiEliminaqui suona poesia - è un blog - ma musica si sente
RispondiEliminanel silenzio
baci